23° nord e 23° sud (grado più, grado meno): ecco dove passano il Tropico del Cancro e quello del Capricorno, le due linee immaginarie che, correndo parallele all’equatore, cingono come due anelli paralleli in nostro pianeta. E se è vero che ad ogni latitudine corrisponde un certo clima, una certa piovosità, una certa vegetazione tipica, c’è però una variabile “impazzita”: l’uomo, che ha modificato gli ambienti naturali per renderli più vivibili e confortevoli, più adatti alle proprie esigenze e alle proprie necessità. Così, a latitudini simili, si trovano civiltà molto diverse tra loro: alcune hanno plasmato il territorio a loro immagine, come accade ad esempio nella regione dello Yunnan e nel Vietnam del nord, mentre altre vivono da secoli in totale comunione con l’ambiente naturale, come fanno gli abitanti dell’altopiano centrale del Madagascar. Si parte alla scoperta dei Tropici!
TROPICO DEL CANCRO
La zona settentrionale del Messico dimostra che gli stereotipi riguardo i tropici sono spesso fuorvianti: qui infatti, nella zona comunemente conosciuta col nome di Baja California, non ci sono le palme, ma ci sono le balene. E grandi canyon. E gruppi di indios celebri per essere corridori straordinari. In questo lembo di America infatti è facile avvistare i grandi cetacei che migrano nelle acque calde della bassa California per partorire i loro cuccioli, si possono visitare alcune delle più antiche missioni di monaci francescani o gesuiti e si possono incontrare i rarámuri, una popolazione indigena che vive fra le montagne e si sposta attraverso la Sierra Madre a passo di corsa.
Risaie verdissime a perdita d’occhio, su cui si chinano schiere di contadini con il tradizionale cappello di paglia a punta; piantagioni di tè che ricoprono dolcemente le pendici delle colline; i terrazzamenti inondati dall’acqua, le “scale verso il cielo”, che luccicano come specchi nella luce del mattino: lo Yunnan riempie gli occhi con infinite (e inaspettate) tonalità di verde e sorprende il viaggiatore con doni inattesi, come piccoli borghi preziosi o maestose foreste pietrificate. Spostandosi nel nord del Vietnam, tra risaie simili ad elaborati mosaici e aspre valli, si incontrano i H’Mong (anche conosciuti come Miao o Meo), un’antica popolazione di origine cinese: le loro donne, elegantissime con gli abiti tradizionali ricamati a mano, i gioielli in argento a decorare il collo e le orecchie, i copricapo in stoffa colorata, partecipano al grande mercato di Bac Ha, dove vendono ogni genere di mercanzia, ma soprattutto teli di stoffe tinte a mano e monili di ogni foggia
TROPICO DEL CAPRICORNO
Deserti color albicocca, dune che si tuffano nell’oceano, antiche tribù che vivono come milioni di anni fa, i big 5 al gran completo: il Tropico in Namibia si declina soprattutto in versione natura. In questo paese del sud dell’Africa è il deserto a regnare sovrano: il Kalahari, con le sue antiche sabbie rosse, il Namib, che si infrange contro le onde dell’Atlantico, il Damaraland, che custodisce tra le rocce di arenaria incisioni rupestri risalenti a milioni di anni fa. A sorprendere il visitatore poi, la tenacia della vita nelle sue forme più originali: qui si trovano lucertole che possono immagazzinare l’acqua necessaria a vivere per 2 mesi, scarabei che raccolgono l’umidità della nebbia mattutina dalla cima delle dune, antilopi che ha sviluppato un sistema particolare di raffreddamento del sangue nelle narici, scoiattoli che utilizza la coda come parasole e infine la Weltwischia, una pianta endemica particolarissima e molto longeva (arrivano a oltre 2.000 anni di vita), che produce due foglie nastriformi che raggiungono anche i 5 metri di lunghezza e trattengono l’umidità necessaria per vivere.
Terre di montagne e di grandissime altitudini: la Bolivia, pochi chilometri sopra il Tropico del Capricorno, è abbarbicata sul tetto delle Ande, in una zona inospitale ed aspra, distante anni luce dall’idea di “paradiso tropicale”. Ma l’altopiano arido e brullo, simile ad un solitario paesaggio lunare, offre uno spettacolo naturale unico al mondo e si rimane senza fiato al cospetto della varietà di colori dei paesaggi attraversati: dalle sfumature cangianti della Laguna Verde all’arenaria rossa delle Rocas de Salvador Dalì, dal viola della Laguna Colorada al rosa del piumaggio dei fenicotteri, che vivono qui in piccole colonie, dal grigio delle rocce al marrone caldo del pelo delle vizcacce. E infine, come un miraggio, il bianco abbagliante del Salar de Uyuni (in foto), uno dei simboli di questo paese: 12.000 kmq di sale luccicante, dove il cielo si specchia, una tavola bianca che si perde all’orizzonte, regalando la sensazione di viaggiare verso l’infinito. E la Bolivia nasconde anche altri gioielli, il più importante dei quali è il lago Titicaca, che condivide con il Perù e dove, secondo la leggenda, il Sole e la Luna apparvero ai progenitori degli inca centinaia di anni fa.
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