In Romeo e Giulietta (la cui stesura va collocata nel 1592-94 e la prima rappresentazione nel 1595) c’è una sorta di ‘ossessione del tempo’ – racconta Andrea Baracco. La vicenda infatti si svolge in appena quattro giorni da un lunedì di luglio al giovedì della stessa settimana, e a questa velocità non c’è spazio per alcuna correzione, non si inciampa, si cade, ci si rompe il collo, le ossa e si perde la vita. Giulietta passa in quattro giorni da bambina a donna matura, Romeo da ragazzo imbevuto di amor cortese a vendicatore, Mercuzio da vitalistico funambolo del linguaggio a cadavere. Cosa spinge Shakespeare ad accelerare così vorticosamente il tempo dell’azione? “Non c’è tempo” o meglio “il tempo è scaduto” sembrano sussurrarsi di continuo tra loro i personaggi, o almeno tutti quelli che possiedono ancora gambe per correre, gli altri invece, i genitori, il Principe, la Chiesa, rimangono seduti in luoghi ben protetti ad osservare, immobili…
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