L’Iran è un paese contradditorio e, per molti versi, sconosciuto e l’idea che ce ne siamo fatti in Occidente è per lo più sbagliata o, almeno, imprecisa: l’antica Persia è infatti una meta in rapido cambiamento, che, nella corsa verso il progresso, non ha rinunciato alle sue radici e alla sua storia millenaria e gloriosa.
Teheran, la capitale, è un turbine di sollecitazioni stridenti e in contrasto fra loro: accanto al Gran Bazar, dove perdersi fra tappeti, spezie e tè profumati, si trovano grattacieli e centri commerciali scintillanti; i richiami dei muezzin fanno da controcanto ai clacson bercianti e, nel luogo dove anche i turisti sono tenuti a rispettare l’obbligo di un abbigliamento decoroso e modesto, si incontrano volti truccatissimi nonché la più alta concentrazione di nasi rifatti dell’intero pianeta. Ciò che colpisce di più il viaggiatore è però l’ospitalità calorosa della gente: a dispetto dei luoghi comuni, è davvero impossibile contare i sorrisi che accompagnano sempre i saluti di benvenuto nel paese.
Allontanandosi da Teheran la situazione cambia radicalmente perchè ci si immerge nell’atmosfera della Persia di Ciro e Dario, dei grandi palazzi e delle città sorte sulle vie carovaniere: i castelli di sabbia di Lut, Kerman e la cittadella di Bam, antichissimo centro costruito in fango che sta risorgendo, grazie a pazienti sforzi, dopo il devastante terremoto del 2003; quindi l’aristocratica Shiraz, città di poeti, di usignoli e di vino, che in epoche lontane rivaleggiava con Baghdad per ottenere il primato come centro culturale e artistico, e Persepoli, avvolta dall’aura del mito: eretta dagli Achemenidi, questa città dagli edifici imponenti, riccamente decorati con fregi e bassorilievi, rappresenta per il viaggiatore l’occasione di camminare nella storia, di sentirsene avvolto, di sentirsi davvero parte di essa. La grande scalinata, i tori guardiani che indicano la Porta delle Nazioni, i sontuosi palazzi raccontano di una civiltà straordinaria e ricchissima e sembrano congelati nel tempo, nell’attesa del ritorno dei re.
Yadz, dove parlò Zarathustra, è un’antica città che conserva i suoi vicoli angusti, i giardini ombrosi, le fresche case in mattoni con piccoli cortili interni, ma soprattutto le celebri torri del silenzio, scarne costruzioni verticali che venivano utilizzate dai membri delle comunità zoroastriane per la sepoltura dei morti.
Imperdibile anche la maestosa Isfahan: il labirintico bazar, gli edifici decorati con mosaici colorati, l’infinita piazza su cui si affacciano palazzi sormontati da cupole e soprattutto la Masjed-e Jameh, la Moschea del venerdì, risalente al XV secolo, che disegna il profilo della città con i due minareti alti quasi 50 metri; la città delle rose e degli scorpioni, Kashan, è invece un piccolo centro dove i vicoli si intrecciano e le case, aperte su freschi cortili interni, custodiscono segreti antichi: secondo la tradizione, sui portali in legno delle abitazioni, sono apposti due batacchi di forma diversa, uno per le donne e uno per gli uomini, che, producendo suoni differenti, annunciano non solo il visitatore, ma anche il sesso di appartenenza!
Ma il meglio deve ancora venire! Nel mese di aprile, tre gruppi di viaggiatori Kel 12 percorreranno tre differenti itinerari in Iran e si incontreranno una sera, per condividere un momento davvero indimenticabile: ceneremo infatti all’interno dell’imponente fortezza di fango a Saryazd, antico centro di snodo delle vie carovaniere verso l’Oriente, aperta e illuminata solo per Kel 12, e, al calar della sera, alla luce di candele e torce, il silenzio del deserto circostante lascerà spazio alla musica, per dare vita a un momento particolare, di profonda condivisione: un Rendez-Vous dalle mille sfumature.
Scopri i dettagli dei tre itinerari:
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