“…Hanno provato a toglierci anche le parole, a renderci muti in una terra senza suoni…” Nisam (Kurdistan)
“Refugees” è nato con lo scopo di dar voce a coloro che voce non hanno: i Rifugiati. Questo termine, spesso usato impropriamente, include diverse tipologie di persone note o sconosciute, ma pur sempre esseri umani segnati da un destino avverso. Lo spettacolo è realizzato con il coinvolgimento degli ex allievi della Star Rose Academy (www.starroseacademy.com), diretta da Claudia Koll: una significativa esperienza per i giovani che perseguono con passione questo percorso artistico, una concreta opportunità per la realizzazione del loro sogno.
Attraverso quattro storie vere tratte dal libro “La notte della fuga”, edito da Avagliano Editore e curato dal Centro Astalli, “Refugees” vuole rappresentare simbolicamente la figura del rifugiato tipo. Dopo una consulenza con la scrittrice, Donatella Parisi, si è optato per un adattamento teatrale delle vicende che hanno come protagonisti ragazzi provenienti dal Kurdistan, dalla Colombia, dalla Mauritania e dalla Repubblica Democratica del Congo, giunti a Roma e legati dallo stesso destino.
Le suggestioni ed emozioni trasmesse dalla fusione di prosa, danza, canto, musica e immagini, stimolano a riflettere e immedesimarsi. Suoni, corpi, silenzi e immagini accompagnano il racconto, arricchito dalle testimonianze di rifugiati celebri, affidate alla voce di Valeria Contadino, come: Gesù, Miriam Makeba, Isabelle Allende, Albert Einstein, Rudolf Nureyev.
Cuore dello spettacolo sono le quattro storie raccontate da Claudia Koll e Ugo Bentivegna, accompagnate al pianoforte da Marco Ciardo, con interventi canori di Enrica Arcuri che interpreta classici come: “The Bridge” di Elton John, “Solo per te” dei Negramaro, “Io non ho paura” di Fiorella Mannoia, “Sailing” di Rod Stewart, e le coreografie di Vito Blasi e Agnese Allegra.
A Stefano Grillo è affidata una lettura dei dati del processo migratorio in Italia e nel mondo, che evidenzia l’attualità di un fenomeno universale che trova le sue radici in un lontano passato. Ed è al passato che si rifà un’ultima storia, l’unica a essere interpretata e a trovare origine dalla fusione di alcune testimonianze dello scorso secolo: quella di Maria. Ad interpretare Maria, è Valeria Contadino che ci riporta alla figura dell’italiano emigrante in Argentina nei primi anni del Novecento: metafora dell’attuale esodo al quale assistiamo tutti i giorni con gli sbarchi a Lampedusa.
Il racconto, si traduce nella scoperta della protagonista di una sorta di ritmo, un “ritmo della vita”, che coinvolge non solo le persone immigrate o autoctone, ma l’intero genere umano. Riuscire a cogliere questo ritmo “universale” è sentirsi partecipi di una comunità, che è quella umana. La pulsazione che Maria percepisce è quella di un’appartenenza che dia un’identità condivisibile capace di accogliere le singole differenze. Il racconto si evolve trasformandosi in un ballo: il tango, espressione tangibile di una fusione armoniosa di musica e danza che si traduce visivamente in quel “ritmo” di cui narra la storia. Lo spettacolo si conclude con un inedito reportage fotografico sugli sbarchi degli immigrati a Lampedusa, accompagnato dalle note iniziali di “Gracias a la vida”.
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