Nel Novecento arte, moda e design tessile diventano territori condivisi che si alimentano reciprocamente di idee e di linguaggi espressi attraverso i nuovi materiali messi a disposizione dall’industria o sperimentati in atelier. Le occasioni di confronto e di crescita si presentano prima con le Biennali di Monza (1923-1930) e poi le Triennali di Milano (dal 1933), dove la presenza di artisti e architetti hanno contribuito a portare attenzione sulla necessità di assegnare un ruolo funzionale alle arti decorative avvertite, adesso, come parte integrante dell’azione progettuale. Questo principio inizia un percorso applicativo nel dopoguerra quando, tra le esigenze della ricostruzione, la riorganizzazione dell’industria italiana e la felice congiuntura artistica, si generano interessanti occasioni di dialogo tra arte, moda e design.
Le Triennali degli anni cinquanta, dalla IX alla XI rappresentano un importante banco di prova per artisti e designer: Lucio Fontana, Bruno Munari, Roberto Crippa, Piero Dorazio, Gianni Dova, Fede Cheti, Fausto Melotti, Gio Ponti, Ettore Sottsass, partecipano ai concorsi banditi dalle aziende tessili presentando le loro proposte – disegni per la stampa su stoffa – declinati in varianti cromatiche e progettati per l’abbigliamento e l’arredo d’interni della casa moderna. Operazioni culturali e iniziative come quella di Carlo Cardazzo nella Galleria del Cavallino di Venezia, con l’edizione dei foulard d’autore – opere d’arte da portarsi addosso – e degli arazzi – opere d’arte per gli ambienti della casa – documentano il pensiero di un’estetica applicata al quotidiano. In mostra i foulard di Edmondo Bacci, Giuseppe Capogrossi, Massimo Campigli, Roberto Crippa, Lucio Fontana, Bruno Saetti, Franco Gentilini, Emilio Scanavino, Marino Marini dialogano con gli arazzi di Alfredo Chighine, Enrico Bordoni, Atanasio Soldati, Silvano Bozzolini, Guido Marussig, opere tessili per conoscere il senso dell’Arte Totale di quegli anni.
[in foto: Lucio Fontana, Galassia, 1955, velluto 100% cotone stampato a mano prodotto dalla Manifattura Jsa. Busto Arsizio (Varese), Collezione Branchini-Grampa]
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