Il cubo. Il pixel. Il bit. Kinect. Lumia. In una parola: Microsoft. Questi gli elementi base della performance in scena al Salone Internazionale del Mobile, dal 14 al 19 aprile 2015. Nel cuore del FuoriSalone, simbolo nel mondo della creatività e dello stile, la tecnologia Microsoft reinterpretata dal noto visual designer e art director Sergio Pappalettera si materializza sotto gli occhi dei visitatori trasformandosi in opera d’arte. La tecnologia libera la creatività, lavora con essa e per essa. L’istallazione, collocata in via Tortona all’angolo con via Bergognone, è stata inaugurata ieri alle ore 19.30. Lo spazio che ospita l’installazione è “costruito” utilizzando quale elemento primario il cubo che, moltiplicato, elaborato, stratificato, dà vita al mondo digitale col suo numero infinito di bit. Il risultato è uno spazio avvolgente, che include e al contempo ben definisce le aree, gli elementi e il loro utilizzo, consentendo ai visitatori di prendere parte alla performance live e di vederne il risultato finale, dall’interno e dall’esterno dell’installazione stessa.
Posizionandosi davanti alla composizione di cubi, il visitatore diventa protagonista dell’opera artistica: vede la propria immagine rispecchiata su tutti gli elementi, mentre i sensori Kinect ne catturano i movimenti rielaborando digitalmente il corpo umano in forma astratta. Il risultato è registrato in mini-clip che, trattate e trasformate grazie al sapiente talento dell’art director Sergio Pappalettera, diventano visionarie opere d’arte digitali che animeranno gli schermi degli smartphone Microsoft Lumia, disposti in diversi punti interni ed esterni dell’installazione, amplificando così il messaggio volto a sottolineare il forte legame tra creatività artistica e sintesi digitale.
Durante l’inaugurazione le opere digitali sono state realizzate grazie a performer professionisti e ballerini di danza moderna che hanno ballato sulla musica realizzata attraverso i Surface Pro 3 trasformati in strumenti musicali contemporanei sempre sotto la regia di Sergio Pappalettera.
Nei mondi mediati dalla tecnologia, il sé diventa multiplo, fluido, si allarga e si interseca con la macchina, per rinascere trasformato nella forma e nel linguaggio. In questo senso nasce l’idea di performatività delle nuove tecnologie, vista come messa in scena di pratiche corporee smaterializzate e virtuali, di veicolo di riflessione critica e non-luogo di sperimentazione corporea potenzialmente costruttiva applicato all’universo digitale, che si profila dinanzi ai nostri occhi o meglio intorno ai nostri corpi.
L’individuo attraverso il digitale può operare una sperimentazione performativa manipolando e decostruendo i significati e i codici comunicativi, al fine di rifunzionalizzare ogni elemento visivo nei suoi rapporti con il senso complessivo in base al suo personale percorso di senso, costruito non solo interiormente, ma anche esteriormente avvalendosi delle possibilità di interazione che i nuovi media offrono. Attraverso l’interattività assunta dai nuovi media, è possibile non solo manipolare l’immagine interattiva, ma anche interrogarla, richiamarla, ricostruirla, dialogare con essa.
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