Vertigo, movimento vorticoso di rotazione, vertigine. Il visitatore che sale sulla Torre Grossa, la torre più alta di San Gimignano, simbolo per eccellenza di fierezza civica, potrebbe essere colpito dalla sindrome di Stendhal: “ero giunto a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti”.
Percorsi duecentodiciotto scalini si giunge alla sommità della torre ove lo sguardo si apre a 360° ed è possibile ammirare il panorama della città con i palazzi, i tetti, le piazze e i vicoli, il rosso del cotto e il grigio del travertino, ma anche la mole boscosa del “Poggio del Comune” fino alle bianche vette delle Alpi Apuane nonché i colorati vigneti del Chianti e i dolci rilievi del Casentino e del Pratomagno. Fra i molti skyline visibili dai 54 metri della cima spiccano la corona di torri di Monteriggioni, il campanile della Collegiata di Casole d’Elsa e i palazzi rinascimentali della vicina Colle di Val d’Elsa. Sul fondo valle è possibile seguire la Via Francigena, dal Castello di San Miniato ai borghi di Montaione e Gambassi Terme fino al corso del fiume Elsa che accarezza il centro di Certaldo, paese natìo di Boccaccio.
Le meraviglie naturali e architettoniche visibili dalla Torre Grossa, dallo scorso 10 agosto sono enfatizzate da uno spettacolo videomapping 3D, in italiano e in inglese, con colonne sonore originali, composte per l’occasione. Lo scopo è quello di trasportare virtualmente lo spettatore in un itinerario ascensionale nello spazio e nella storia della Torre Grossa e della città di San Gimignano. Il salire le scale che conducono alla sua sommità sarà accelerato vertiginosamente da visioni dinamiche ed emozionanti, mutando il visitatore nel navigante di una fantastica Macchina del Tempo, che mostra oltre, e tutto intorno, l’accadere turbinoso di eventi costruttivi, storici, culturali. In un primo momento circondato da un cosmo di profondo blu, attorno a lui si riveleranno ingranaggi e scorrimenti, argani, leve, carrucole, oblò, paratie e pannelli, funi e catene che si animano con l’accensione dei motori di una astratta e complessa Macchina cosmica. Mentre si sale di quota, la Torre 3D, più alta di lui, continua a edificarsi in blocchi. Intanto prendono forma gli ambienti del Palazzo Comunale come la Sala delle armi e allora i cavalieri angioini di Azzo di Masetto entrano in scena. Dalla “giostra” alla tragedia, guelfi e ghibellini si affrontano, gli Ardinghelli si scontrano con i Salvucci, famiglie rivali a San Gimignano. Inferni danteschi, terribili cerchi in cui i dannati subiscono pene secondo la legge del contrappasso, diavoli volanti sono ispirati ai cicli del Duomo e di San Lorenzo in Ponte. Taddeo di Bartolo e Cenni di Francesco di ser Cenni diventano dunque i pittori della vita ultraterrena. È la volta della fugace visione della Maestà dipinta da Lippo Memmi nel 1317, esattamente settecento anni fa. Dalla vita religiosa si ritorna a quella secolare, dagli exempla in negativo di Memmo di Filippuccio nella Camera del Podestà si procede verso il profilo di San Gimignano conosciuto in tutto il mondo: la città innalza le sue torri, quelle ancora in piedi svettano insieme ad altre decine in frenetica gara per raggiungere il cielo a superar le rivali. D’intorno la campagna fiorisce e cambia il suo aspetto, le viti e lo zafferano sono i protagonisti delle dolci colline sangimignanesi.
Medieval vertigo è uno spettacolo promosso dal Comune di San Gimignano e realizzato da Unità C1.
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