Un territorio grande due volte quello dell’Italia, dove le foreste sfumano nelle montagne e gli altopiani si affacciano sull’oceano, grandi fiumi irrigano la fertile pianura e gli 8 gruppi etnici principali, con 135 sottogruppi, parlano lingue diversi e praticano religioni diverse (buddismo, induismo, islam, cristianesimo e animismo). È il Myanmar, un paese da scoprire e conoscere entrando in contatto con la sua antica cultura, visitando le splendide pagode e i templi di epoche diverse, calandosi nel quotidiano di un popolo sorridente e cordiale, che ha mantenuto uno stile di vita di un tempo, sempre a stretto contatto con la natura e i suoi ritmi armoniosi.
Uno dei luoghi simbolo del paese è la piana di Bagan, tra i siti archeologici più apprezzati e visitati del mondo: qui, immersi in una vegetazione verdeggiante, sorgono oltre duemila pagode e stupa che rappresentano un vero e proprio inno al buddhismo. L’avvio della costruzione di questi edifici si deve a re Anawrahta, convinto sostenitore delle idee e delle pratiche buddiste della disciplina Theravada, che, verso la metà dell’XI secolo diede inizio ad un programma di grandi monumenti a sostegno della nuova religione. Da lì cominciò l’età dell’oro per Bagan, che divenne un centro culturale vibrante e frenetico fino alla conquista da parte di Kublai Khan nel 1287.
Un altro luogo altamente simbolico per la Birmania è il Lago Inle, che si trova nel centro del Paese: questo specchio d’acqua dolce copre una superficie pari a 72 km2 ed è un ecosistema unico al mondo, grazie alle sue peculiarità naturali e alle antiche tradizioni dei suoi abitanti. Lungo circa venti chilometri e largo al massimo dieci, il lago ha una profondità massima di tre metri che consente ai pescatori Intha di catturare numerose specie di pesci grazie all’utilizzo di particolari nasse coniche che vengono immerse in acqua dall’alto. Gli Intha hanno anche sviluppato una tecnica particolarissima per governare la barca: per avere le mani libere e per tenere saldamente le nasse con le mani, i pescatori hanno infatti imparato a remare con una gamba. Agli occhi di un cittadino europeo questa tecnica, che richiede agilità e destrezza, sembra impossibile da gestire ma per i Figli dell’Acqua (così si chiamano queste popolazioni), abituati da sempre a vivere su palafitte e a coltivare giardini e orti galleggianti, nulla è più naturale! Sul lago Inle si svolge ogni anno anche una cerimonia molto suggestiva, un festival legato al culto buddhista che affonda le sue radici nell’antica storia locale. Narra la leggenda che anticamente le cinque statue di Buddha ospitate nella pagoda Phaung Daw Oo venissero portate in processione sull’acqua, con soste nei vari villaggi affacciati sul lago. Un giorno la barca che le trasportava si rovesciò e solo 4 delle 5 statue vennero ritrovate. Il corteo rientrò allora mestamente alla pagoda dove, con gran sorpresa di tutti, videro la quinta statua già issata al suo posto, sull’altare della pagoda. Da allora ogni anno, in occasione del festival del lago, le quattro statue vengono portate in processione in tutti i villaggi che costeggiano il lago a bordo di un’imbarcazione bardata a festa. Durante la processione si svolgono anche numerosi rituali religiosi e combattutissime regate di rematori Intha, che, con la loro bizzarra ma efficace tecnica di remata, conducono imbarcazioni in grado di ospitare fino a 40 rematori: durante queste competizioni, gli equipaggi dei vari villaggi si sfidano in gare di velocità remando all’unisono con una gamba, dando vita ad una sorta di frenetica danza a pelo d’acqua.
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