La 56° Biennale di Venezia. All The World’s Futures a cura di Okwui Enwezor

All The World’s Futures è il titolo della 56° Biennale di Venezia attualmente in corso fino al 22 novembre prossimo. La Mostra centrale è curata da Okwui Enwezor e si sviluppa negli spazi del Padiglione Centrale nella zona dei Giardini e lungo l’Arsenale con 159 nuove produzioni, per un totale di 136 artisti di cui 89 partecipano per la prima volta. Affianco al contenuto centrale ci sono 89 artecipazioni nazionali con cinque paesi al loro primo debutto in Biennale: Grenada, Mauritius, Mongolia, Repubblica del Mozambico, Repubblica delle Seychelles. Durante la durata di questa grande e importante manifestazione per l’arte in tutta la città di Venezia, sono stati organizzati 44 eventi collaterali ufficiali. Tutti i futuri del mondo è una mostra complessa il cui obiettivo è presentare lo stato attuale delle cose, partendo dalla decostruzione dell’apparenza delle situazioni stesse, in altre parole eliminare la nebbia che vela gli occhi, e cercare di arrivare dritti al senso di ciò che ci circonda.

Segnalare i diversi fronti della storia odierna dilaniati da una qualche crisi ora economica, ora politica, ora umanitaria per offrire attraverso l’arte una risposta, seminare il germe di una rinascita partendo da una lucida analisi di ciò che scaturisce da queste continue tensioni sociali. Alla base di questo obbiettivo due testi. “Tesi di filosofia della storia” di Walter Benjamin in cui l’intellettuale tedesco traccia una memorabile interpretazione dell’opera di Paul Klee Angelus Novus identificando nella rappresentazione del presente il seme per le sorti future del mondo. L’altro testo è “Il Capitale” di Karl Marx che non solo rappresenta una fonte bibliografica di riferimento per la mostra, ma in questi mesi sarà oggetto di una rappresentazione teatrale a cura dell’artista e regista Isaac Julien, alternato con performance di altra natura, in scena nella zona del Padiglione Centrale  e precisamente nell’ Arena, progettata dall’architetto David Adjaye.

[Photo: Alessandra Chemollo – Courtesy: la Biennale di Venezia]