Ha origini campane ma da anni è residente nel cuore pulsante delle Isole Eolie in Sicilia: è Loredana Salzano, artista multidisciplinare che abbiamo avuto il piacere di conoscere in occasione della presentazione della sua mostra personale a Roma ISOLA – AEOLIAN ISLAND.
Ecco cosa ci ha raccontato:
È nata in Campania ma da 10 anni le isole Eolie sono la sua casa. Come è arrivata in Sicilia?
Sì in realtà sono nata in Campania, non lontano dal Vesuvio e dal mare della Costiera Amalfitana, eppure sono talmente pregna di “sicilianità” che certe volte pare difficile a me per prima credere che non sia siciliana io stessa. In Sicilia ci sono arrivata un po’ per caso e molto per amore. Quello con la Sicilia, oltre 17 anni fa, è stato un incontro/scontro folgorante che mi ha portato a scegliere immediatamente l’isola grande prima e le Eolie poi da oltre 10 anni come casa dell’anima.
Il mare e il vulcano ispirano gran parte delle sue opere: cosa c’è di tanto speciale in questi straordinari elementi naturali?
Sul perché del Mare e del Vulcano nella mia vita è nelle mie opere potrei scrivere un trattato. Sarebbe più efficace vedere uno dei miei disegni. Semplicemente il Mare e i Vulcani hanno accompagnato anche fisicamente la mia vita da sempre, e credo si siano impressi indelebilmente come simboli e valori assoluti ancora con più forza da quando ho messo piede alle Eolie. Su queste isola la natura ha ancora fortunatamente aspetti primordiali potenti e assoluti. Per il resto, la frase di Jean Claude Izzo che dice che “di fronte al mare la felicità è un’idea semplice”, ecco, avrei voluto scriverla io! Il mare è talmente tanto il mio elemento che in un‘altra vita sono sicura di essere stata un pesce: un’“Alice Attónita”! Per quanto riguarda la mia “ossessione” vulcanica mi piace pensare che i miei vulcani siano in realtà la rappresentazione di un’umanità vulcanica. Ci sono diversi tipi di vulcani come ci sono diversi tipi di umanità: io dico sempre che dall’esterno il vulcano potrebbe sembrare semplicemente una montagna ma è “una montagna con qualcosa dentro”. Questo “qualcosa “ è per me la differenza essenziale: è la lava, è l’anima e l’energia creativa, e il vulcano è il tramite/veicolo di questa energia ancestrale che può venire fuori o rimanere sopita: ma c’è.
“Alice Attonita” e “Nostra Signora dei Vulcani” sono i nomi con i quali è conosciuta al grande pubblico. Qual è il loro significato?
Il mare rappresenta il mio ambiente e il mio lato esteriore solare, ludico, la mia “pelle “squamosa”; il Vulcano, invece è la mia la mia parte più profonda, cupa talvolta: l’interiorità , quello che siamo per noi stessi e a cui non permettiamo a tutti di accedere. L’Alice Attónita è per definizione “l’unica alice primordiale con problematiche contemporanee, un personaggio/messaggio che rappresenta una umanità attónita, stranita, disorientata ma con ancora la capacità di meravigliarsi e meravigliare”. Un pescetto più confuso che persuaso che vorrebbe tornare ad una vita meravigliosamente semplice pur non rinunciando al suo vivere nel contemporaneo. Un pesce filosofico: quello che io chiamo l’“Alice Pensiero” . Del resto la mia fortunata alicetta è diventata anche ispiratrice di una linea di design ceramico di piatti per la tavola mediterranea che produco nel mio atelier a Lipari. Dall’altro lato, Nostra Signora dei Vulcani (dal titolo di una serie di opere su tela) rappresenta la mia teoria secondo cui il Vulcano è donna. Per la sua potenza creatrice e vitale.
Una delle opere esposte alla mostra che abbiamo visitato in anteprima al vernissage di Roma si intitola “Isola. Cartina emotiva della Trinacria”. Qual è il profilo emotivo di questa isola?
“La Cartina Emotiva della Trinacria” – realizzata su un pezzo di barca prima come una mappa tracciata d’istinto sulla base dei simbolismi che la Sicilia contiene, e poi trasposta su una tela grande in occasione proprio della mostra di Roma – può essere sintetizzata nei contrasti estremi e per me estremamente affascinanti che la Sicilia ha connaturati in sé. Il grande Bufalino docet: «io sintetizzo la Trinacria nella mia poesia “la metafisica dei fichi d’India” in cui dico che al di là degli stereotipi che siamo abituati a vedere rappresentati della Sicilia, quest’isola conserva una dolcezza a volte stucchevole dietro cui si celano risvolti spinosi. Un agrodolce costante, un luce/buio senza toni di grigio». A me la Sicilia piace proprio per questo: la sua estrema complessità nascosta dietro una facciata semplice per l’onirico, il grottesco, il surreale. La trovo estremamente affascinante.
Nella sua mostra, grande spazio è dato ai profumi. A quali fragranze è maggiormente legata?
L’incontro con Olga Iossa, l’ideatrice di Eolieparfums: questi profumi dedicati alle isole Eolie e ai venti, è stato casuale ma anche questo folgorante. Sono profumi evocativi, nati anch’essi da una passione autentica per le isole, rappresentandole in pieno. Mi è stato chiesto di interpretarli graficamente attraverso delle opere che costituiranno un catalogo. Ho indossato e abbracciato ogni singolo profumo: mi piacciono tutti! Difficile scegliere: qual è la mia isola preferita? Difficile a dirsi, dipende dal mood! Uno dei miei preferiti rimane “le saline” perché è un profumo che sa di sale e di mare, ma spesso opto per “la sciara”, dedicato a Stromboli, passando per i venti – per ora è “Ventus” il mio favorito.
Arte è anche cucina, che tanta parte ha nella tradizione siciliana. Che rapporto ha con la cucina e qual è il suo piatto preferito?
Da “figlia delle due Sicilie” ho una grande, autentica passione per il buon cibo e il buon vino, e mi piace anche progettare, ideare e creare oggetti o lavori grafici per brand di cibi e vini come designer principalmente. Sono stata una dei designer selezionata per i libri di ricette della Gaggenau pubblicati su Ottagono – “una spina nel design e pane e design”. In questa occasione mi sono trasformata in cuoca-designer. Ma a parte il contenuto…a me piace realizzare soprattutto i contenitori, i piatti! Da ricordare, una su tutti, la linea da me prodotta in ceramica. Per la tavola mediterranea dell’Alice Attónita e di Nostra Signora dei Vulcani che ho presentato più volte al Fuori Salone di Milano tramite Slobs Casa di Barbara Vergnano, la mia curatrice su Milano, presente anche sull’isola di Salina con Made In Salina. Allo stesso modo ho trasformato la mia passione per il vino in opere grafiche e istallazioni d’arte contemporanea in occasione di eventi enogastronomici per conto della casa vinicola Tasca D’Almerita. Adoro la cucina siciliana e campana. Il mio piatto preferito? Le alici…in tutte le salse, soprattutto in salsa vulcanica! E in abbinamento la Malvasia secca!
In che cosa, secondo lei, sono “diversi” gli abitanti delle isole rispetto a chi abita sulla terraferma?
Gli isolani sono isolani. Se non li frequenti non li puoi spiegare. Hanno racchiusi in sé tutta la meravigliosa semplicità, il calore e allo stesso tempo anche tutta la diffidenza del mondo. Difficile davvero raccontarli!
Perché ha scelto la figura della donna come altra grande protagonista delle sue opere?
Non credo di aver scelto la donna come protagonista delle mie opere: il fatto è, molto più semplicemente, che io sono donna. Credo che gran parte di ciò che racconta un artista sia per forza di cose autobiografico. A me interessa raccontare e far passare, in una società di omologazione, necessariamente proprio il valore estremo della “differenza” della donna. La donna è differente. E deve, secondo me, rivendicare e ritornare a rimarcare questa sua differenza facendone la sua forza, il suo vero valore aggiunto. La donna è un‘isola, per me. L’isola è un ecosistema, se vogliamo, estremamente fragile con caratteristiche peculiari. Ma la fragilità dell’isola e la sua diversità rappresentano, secondo me, proprio la sua più grande forza: la fragilità deve tornare ad essere considerata un dono, un valore! La mia donna è fragile e forte come i vulcani.
Molti dei nostri lettori sono appassionati di bellezza. Lei è un’artista multidisciplinare. C’è spazio per l’arte del makeup nella sua quotidianità?
Non sono mai stata una donna molto attenta al makeup. Faccio della semplicità un valore assoluto in tutto. Però devo dire che adoro i prodotti per il viso e per il corpo che siano il più possibile naturali, e il make up fatto ad arte che sia in grado di togliere stanchezza, stress e, perché no, qualche anno di troppo al viso! Magari 10.
Domande a bruciapelo. Colore preferito?
Colore preferito? Ovviamente sono due: i rossi e i blu (i vulcani e il mare!).
Una canzone fonte di ispirazione.
Tutti i brani del favoloso violoncellista-compositore Giovanni Sóllima che conosco da anni e con cui ho collaborato (io dipingo solo con la sua musica)! Poi: tutto Lucio Dalla e Appucundria di Pino Daniele.
Un film.
Tutto Troisi. Il regista di Matrimoni, Un pesce di nome Wanda, Lisbon Story di Wim Wenders…e molti, moltissimi altri!
Un libro.
Troppi per dirli tutti! Non avevo capito niente di Diego de Silva, ma anche Rodari, Camilleri (adoro Montalbano!), Calvino, Roth, Roberto Alajmo (mio grande amico). Uno dei libri di poesia più belli letti ultimamente è Cedi la strada agli alberi di Franco Arminio.
Un’icona.
Vulcano + Pesce.
Il luogo più bello da vedere almeno una volta nella vita.
Che domanda! La Sicilia tutta!
You might also like
More from Art
#ARTEPIDEMIA – L’Arte di stare a Casa
È l'arte nei giorni del Covid-19, raccolta ed esposta in rete da Riccardo Pirrone, il creativo reso celebre per le …
Le più belle case delle star
Sul canale YouTube di AD (Architectural Digest), il magazine Condé Nast dedicato all'abitare, è possibile prendere tante ispirazioni anche entrando …
The Colouring Book
131 artisti italiani hanno risposto in meno di 24 ore all’invito della piattaforma digitale Milano Art Guide: creare un disegno …