Fino al 25 novembre nel Salone dei Giganti di palazzo Bentivoglio a Gualtieri (Reggio Emilia) un’antologica celebra il genio artistico di Umberto Tirelli sarto che ha vestito i grandi protagonisti del cinema, del teatro d’opera e di prosa in tutto il mondo. L’esposizione (promossa e organizzata da Fondazione Museo Antonio Ligabue, Comune, Fondazione Tirelli Trappetti e Tirelli Sartoria) attinge dal patrimonio unico della Tirelli Costumi: 160.000 costumi, dal periodo pre-cristiano ad oggi, ed oltre 15.000 abiti autentici, dal 1750 al 1980.
La mostra “Ritorno a Gualtieri”, nel novantesimo anno della nascita, vuole rendere omaggio al sarto, costumista, designer, storico del costume e collezionista morto a Roma nel ’90, noto anche come “archeologo della moda” per la sua capacità di riprodurre costumi di tutte le epoche. Già dal ’92 la Sala di Icaro ospita in esposizione permanente la sua donazione, che comprende il suo museo privato: oltre 50 opere tra cui disegni di Balthus, dipinti di Clerici, Guttuso, Maccari, De Chirico e Manzù, e due costumi realizzati da Piero Tosi e Pier Luigi Pizzi per l’Enrico IV di Pirandello (lo indossò Romolo Valli) e per il “Ludwig” di Visconti (Romy Schneider).
Valli, grande attore e operatore culturale cui Reggio Emilia ha intitolato il suo più prestigioso teatro, sarà ricordato nella mostra così come un altro amico e collega di Tirelli, Danilo Donati, costumista e scenografo due volte premio Oscar (per “Romeo e Giulietta” di Zeffirelli, nel ’68, e per “Il Casanova” di Fellini, nel ’76), originario di Luzzara, il paese di Cesare Zavattini sulla sponda reggiana del Po a pochi chilometri da Gualtieri. Tra i pezzi più importanti, il costume indossato da Donald Sutherland nel “Casanova” felliniano e l’abito da sposa portato da Dominique Sanda nel “Novecento” di Bertolucci.
Tanti i film vestiti dal sarto gualtierese, dal “Gattopardo” a “Morte a Venezia”, da “Amarcord” a “La città delle donne” ed indossati tra gli altri da Claudia Cardinale, Maria Callas, Romy Schneider, Monica Bellucci, Nicole Kydman (in Ritorno a Cold Mountain), o da Michel Pfeiffer in “L’età dell’innocenza” di Martin Scorsese, per i cui costumi ha ricevuto l’oscar Gabriella Pescucci, allieva di Tirelli e curatrice della mostra.
In ultimo vorrei sottolineare il catalogo della mostra curato da Sabine Vollman-Schipper e Andrea Casoli. Un catalogo finalmente degno di nota, anch’esso un opera d’arte, con una splendida copertina “tattile” ma soprattutto da leggere e sfogliare e non da riporre solamente in salone in bella vista.
Gianluca Ciacci
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