Le Scuderie del Quirinale e l’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici ospitano fino al 31 gennaio 2016, la mostra Balthus, una grande retrospettiva organizzata a quindici anni dalla morte del pittore e dall’ultima esposizione che gli è stata dedicata in Italia. La mostra sarà in seguito a Vienna dal 17 febbraio al 19 giugno 2016, prima monografica dell’artista in Austria.
L’esposizione romana ripercorre la carriera di Balthus (1908-2001), pittore francese di origine polacca, proponendo nuovi spunti di riflessione sul lavoro di uno dei più originali artisti del Novecento. Posiamo dunque ammirare più di duecento opere: quadri provenienti da importanti musei e da collezioni private prestigiose, ma anche un’ampia selezione di disegni e di fotografie.
Balthus è stato profondamente legato all’Italia. Il suo primo viaggio nel nostro paese, nel 1926, rappresenta uno spartiacque per la sua vocazione artistica. Folgorato dalla scoperta dei maestri del Rinascimento toscano, in particolare di Piero della Francesca, Balthus ne eredita la chiarezza, la capacità narrativa, il senso della composizione. È proprio da questa tradizione – integrata dalla conoscenza dei movimenti italiani del Realismo magico e della Metafisica, oltre che dalla Nuova Oggettività tedesca – che trae origine quell’atmosfera enigmatica che è caratteristica distintiva delle sue opere, in particolare dei capolavori degli anni Trenta.
Il legame con l’Italia si rafforza a partire dal 1961, quando viene nominato direttore dell’Accademia di Francia a Roma. Rimane a Villa Medici fino al 1977, e qui sviluppa una nuova pratica del disegno e della pittura, traendo ispirazione dalle tecniche del passato per reinventare la propria. In questo periodo intraprende degli importanti lavori di restauro di Villa Medici, che ancora oggi caratterizzano gli spazi interni del palazzo e i giardini.
Alle Scuderie del Quirinale la mostra presenta circa centocinquanta opere, riunendo capolavori appartenenti a tutte le fasi della carriera di Balthus, in un percorso cronologico che si sviluppa attorno ad alcuni temi centrali: l’eredità rinascimentale, l’infanzia, l’influenza di opere letterarie come “Cime tempestose” di Emily Brontë e “Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie” di Lewis Carroll.
Sono esposte opere chiave, come La toilette de Cathy (1933), Le Roi des chats (1935), Les enfants Blanchard (1937), La Patience (1946-48), La Chambre (1952-54), Le Rêve II (1956-57), La Phalène (1959), Les Joueurs de cartes (1968-73), Le Peintre et son modèle (1980-81). Eccezionale il prestito del primo grande capolavoro di Balthus, La Rue (1933) dal MoMA, presentato per la prima volta a fianco alla prima versione del dipinto, realizzata dall’artista nel 1929.
A Villa Medici, l’esposizione si focalizza invece sul processo di lavoro dell’artista durante il periodo romano e negli anni successivi. Attraverso più di cinquanta opere tra dipinti, disegni e foto¬grafie, i visitatori hanno l’opportunità di scoprire gli aspetti meno noti dell’universo creativo di Balthus, nella cornice unica di questa villa situata sulla collina del Pincio accanto a Trinità dei Monti che per sedici anni è stata il suo laboratorio artistico. La mostra propone diversi capolavori, tra cui La Chambre turque (1963-66), eccezionalmente prestato dal Centre Pompidou ed esposto poco lontano dalla stanza che raffigura, Japonaise à la table rouge (1967-76) e Nu de profil (1973-77). Questi celebri dipinti sono accompagnati da una selezione di schizzi, fotografie e disegni preparatori che permette di ripercorrere le diverse fasi di lavoro. Il percorso non si limita alle sale d’esposizione ma include alcuni dei luoghi più emblematici di Villa Medici, reinventati da Balthus attraverso un metodo inedito di applicazione del colore. Inoltre la camera turca, raffigurata nell’omonimo quadro, è per la prima volta acces¬sibile al pubblico.
A Vienna la mostra, che inaugura a febbraio 2016 al Kunstforum Wien, metterà invece in particolare evidenza i legami tra Balthus e la cultura germanica, rivelando l’influenza decisiva del pensiero mitteleuropeo sul lavoro del pittore. La pittura di Balthus è rara, oggi poco esposta. La comparsa delle sue ultime polaroid ha suscitato una polemica, anacronistica e tuttavia molto attuale, a proposito dell’universo balthusiano, rivelando una conoscenza sommaria e parziale della sua opera. La sua è una rivoluzione incontestabilmente rivolta contro il surrealismo, ma anche contro l’accademismo in tutte le sue forme. Attraverso la rivoluzione surrealista, attraverso le forme dell’accademismo classico, la pittura rivoluzionaria di Balthus riscopre una sorta di misteriosa tradizione.
A quindici anni dalla morte dell’artista, dopo l’esposizione di Palazzo Grassi, l’opera di Balthus va mostrata ancora una volta, per fornire al pubblico di oggi una lettura autentica delle implicazioni pittoriche, estetiche, intellettuali e storiche a essa legate. Il contesto del 2001 – momento della scomparsa del pittore – è mutato: mentre all’epoca il curatore della mostra era riuscito a raccogliere tutti i quadri esposti nel 1934 alla Galerie Pierre, compreso lo scandaloso Leçon de guitare ( 1933), oggi riunire i dipinti di Balthus è difficile ed esporre opere quali Thérèse rêvant (1938) o Les Beaux jours ( 1944-1946) suscita reazioni irritate e moraliste.
La rarità dell’evento merita assolutamente una visita per provare nuove e particolari emozioni davanti ad opere talvolta controverse, anche senza essere degli esperti d’arte o conoscitori dell’artista: una mostra di cui credo si parlerà anche in futuro.
[in foto: Balthus, La rue, 1933, olio su tela, Oil on canvas, 195 x 240 cm]
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