Intensa, emozionante, fascinosa, un ponte verso un passato straordinario e cruciale per la storia della civiltà europea. Ecco la rassegna “Giotto, l’Italia”, il grande evento espositivo di Palazzo Reale a Milano aperto al pubblico fino al 10 gennaio 2016 e che concluderà il semestre di Expo 2015. Quattordici meravigliose opere, prevalentemente su tavola, di quello che viene universalmente riconosciuto come il “padre della pittura moderna”: una sequenza di capolavori assoluti mai riuniti tutti insieme in un unico luogo. Ognuna di questa opere autografe di Giotto ha una provenienza ben documentata e attraversando le sale si riesce a visualizzare il tragitto compiuto dal maestro toscano (Vespignano, 1267 circa – Firenze, 8 gennaio 1337) attraverso l’Italia del suo tempo, in circa quarant’anni di straordinaria attività artistica.
Le prime sale sono quelle dedicate alle opere giovanili quali il frammento della Maestà della Vergine da Borgo San Lorenzo e la Madonna da San Giorgio alla Costa che documentano il momento in cui il giovane Giotto era attivo tra Firenze e Assisi. Poi il nucleo dalla Badia fiorentina, con il polittico dell’altar maggiore, attorno al quale sono ricomposti alcuni frammenti della decorazione affrescata che circondava lo stesso altare.
A seguire La tavola con Dio Padre in trono proviene dalla cappella degli Scrovegni che documenta la fase padovana del maestro. Segue poi lo straordinario gruppo che inizia dal polittico bifronte destinato alla cattedrale fiorentina di Santa Reparata, e che ha il suo punto più alto ed intenso nel polittico Stefaneschi, il capolavoro dipinto per l’altare maggiore della basilica di San Pietro, conservato presso i Musei Vaticani, da dove esce per la prima volta in 700 anni.
Accanto al polittico è esposto, evento anch’esso straordinario, il frammento affrescato con due teste di apostoli o santi, proveniente dalla basilica di San Pietro di Roma, opera di Giotto commissionata dallo stesso cardinal Stefaneschi. Il percorso espositivo si completa con i dipinti della fase finale della carriera del maestro toscano, che precedono di poco le sue opere milanesi nel palazzo di Azzone Visconti (dove nel 1335 circa aveva affrescato una Gloria Mondana e forse una serie di Uomini Illustri, opere purtroppo andate perdute): il polittico Baroncelli dall’omonima cappella della basilica di Santa Croce a Firenze, che grazie a questa mostra verrà temporaneamente ricongiunto con la sua cuspide, raffigurante il Padre Eterno, conservata nel museo di San Diego in California; e il polittico di Bologna, che Giotto dipinse nel contesto del progetto di ritorno in Italia, a Bologna, della corte pontificia allora ad Avignone.
Mai fu più giusto dire: una mostra da non perdere assolutamente!
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