Il viaggio dell’esploratore: il Venezuela

È un Paese abituato alla bellezza, tanto da essere conosciuto come “la fabbrica delle miss”: da qui provengono infatti tante delle bellissime ragazze che hanno vestito la fascia di Miss Universo negli ultimi anni. Ma in Venezuela, la bellezza si respira e si ammira ovunque e permea la natura di questo paese, potente e selvaggia, fatta di cascate maestose, fiumi che si biforcano e si insinuano in foreste impenetrabili dove vivono, lontani dal più piccolo centro abitato e dalle comodità, gruppi di indigeni: per andare ad incontrarli bisogna percorrere rotte poco battute ed essere pronti ad un vero viaggio d’esplorazione, come fece ad inizio ‘800, lo studioso Alexander von Humboldt.

L’esploratore tedesco partì per il Venezuela con l’obiettivo di provare l’esistenza del leggendario Casiquiare, un canale naturale che, nei racconti degli indios e dei missionari, doveva collegare il fiume Orinoco al Rio Negro, affluente settentrionale del Rio delle Amazzoni: i missionari e colonizzatori avevano già percorso le sue acque, ma, in Europa, per molti geografi e studiosi, il canale era un fenomeno idrogeologico assurdo e totalmente illogico, frutto della fantasia dei “selvaggi”. Per Humboldt, invece, gli indios, abituati ad orientarsi nella giungla, erano degli “eccellenti geografi”: partì e non solo trovò il mitico canale, ma incontrò anche gli ultimi Yanomami nei loro villaggi. 

L’emozione di un incontro con queste tribù che vivono fra il fiume Orinoco e il Rio delle Amazzoni rimane immutato nei secoli: per accedere a questa zona remota occorre un permesso speciale, ma ogni fatica fatta per raggiungere l’obiettivo viene ripagata dall’emozione di sentirsi davvero lontani anni luce da casa, in un mondo che segue il ritmo della natura, fra persone che hanno scelto di custodire come un dono prezioso riti atavici, che affondano le radici nella notte dei tempi.

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