Nella visione della Alessi il design è una nuova forma di arte e di poesia molto tipica del nostro tempo.
Con il 2014 viene presentata “Super & Popular”, una selezione di circa 70 oggetti, che rappresentano alcuni dei migliori progetti della storia di Alessi, illustrati con un importante contributo descrittivo. Sotto l’art direction di Mario Trimarchi – insieme al suo studio Fragile – l’operazione pone al centro il prodotto prefiggendosi di portare a conoscenza del pubblico, e in particolare delle nuove generazioni, questo patrimonio storico e quello che, con un termine attuale, potrebbe essere chiamato il backstage di ogni progetto. Sulle nuove confezioni, immagini ambientate dei prodotti, che li collocano nel loro contesto, e citazioni da parte di ciascun autore suggeriscono informazioni e invitano ad approfondirne il contenuto collegandosi ad un mini sito dedicato ricco di contributi filmati, aneddoti ed interviste.
I protagonisti della collezione “Super & Popular” sono oggetti che hanno attraversato i decenni con la più alta qualità di design e con ininterrotta popolarità. Dalla Caffettiera “9090” di Richard Sapper, compasso d’Oro nel 1979, al Cavatappi “Anna G.” di Alessandro Mendini del 1994, dall’intramontabile Cestino a filo del 1948 al Bollitore con fischietto a uccellino di Michael Graves del 1985, dal Vassoio “Girotondo” di King Kong del 1989 allo Spremiagrumi “Juicy Salif” di Philippe Starck del 1990 al Bollitore elettrico “hot.it” di Wiel Arets del 2009.
“Sono in tutti i sensi i migliori che abbiamo saputo creare negli ultimi sessant’anni della nostra attività e bene rappresentano il contributo dato dalla Alessi al progresso della fase attuale della società dei consumi. … Ci sembra il momento giusto per ri-presentare oggi in una veste nuova questi piccoli capolavori alle nuove generazioni di consumatori e di distributori. Mi piace pensare a questi oggetti come a possibili reperti archeologici che si sveleranno agli occhi degli studiosi dei prossimi millenni: esempi di una cultura industriale evoluta che (parafrasando Jean Baudrillard) “sappia tendere verso l\’universale, verso la trascendenza di nuovi miti che potrebbero decodificare la nostra epoca senza esserne delle superproduzioni mitologiche; verso un\’arte che potrebbe decifrare la nostra modernità senza dissolversi in essa”. (Alberto Alessi)
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