Chiunque abbia visto almeno uno dei film della saga di “Indiana Jones” ha desiderato provare il brivido di scoprire qualche città perduta, scovare tesori nascosti o ritrovare misteriosi templi immersi nella giungla: i fortunati che hanno provato davvero quest’emozione si contano sulle dita di una mano, ma, grazie al loro lavoro e alla loro audacia, possiamo oggi godere di monumenti e siti archeologici mozzafiato, come Machu Picchu, in Perù, Angkor, in Cambogia, Petra, in Giordania, Persepoli, in Iran, o come il favoloso esercito di terracotta del primo imperatore cinese Qin Shi Huang, a Xi’An, in Cina.
Il canyon modellato dai venti si snoda per alcune centinaia di metri e conduce, come un tunnel scavato nelle rocce rosse, fino al Tesoro, in arabo El Khasneh, il tempio più celebre della leggendaria Petra, l’antica capitale del regno nabateo: questo è un luogo di grande suggestione, dove anche il viaggiatore più esperto si lascia sfuggire un sospiro. Mistero, bellezza, leggenda, archeologia: a Petra la storia è reale.
L’imponente e massiccia architettura degli edifici della capitale del Regno Achemenide, Persepoli, utilizzata per intimorire i visitatori fra il 400 e il 500 a.C., sbalordisce anche il viaggiatore contemporaneo, che si spinge sin qui alla ricerca delle tracce dell’imperatore Dario, di Serse e Artaserse: attraversare la Porta delle Nazioni per entrare nell’imponente spiazzo su cui si affacciano l’Apadana, la Sala del Trono e il Tesoro continua infatti ad essere, anche a distanza di secoli, un’esperienza impressionante. Mentre si percorrono le stesse strade calpestate 2.300 anni fa da Alessandro Magno, si ha la netta sensazione che gli edifici, pur così diversi da tutto ciò che ci è familiare, abbiano una connessione con le nostre origini: nell’estraneità totale riecheggiano misteriosamente una prossimità e una consonanza profonde. E non a caso, perché l’Iran – la Persia – è stata nei secoli la piattaforma che ha unito l’Oriente e l’Occidente: in queste terre, che talvolta sembrano lontanissime, è nato tutto ciò che riguarda noi e la nostra cultura.
Un viaggio in Cina comporta necessariamente grande elasticità mentale: la Cina di oggi, quella del Bund di Shanghai, delle strade affollate di automobili e dei grattacieli, è un paese frenetico totalmente proiettato verso il futuro; ma, a ben guardare, esistono ancora tracce di un passato ricchissimo e nobile, fatto di riti, di grandi imperi e monumenti sbalorditivi: la Grande Muraglia, il simbolo del paese, che si snoda come un serpente di pietra lungo 7.500 km sulle colline di 9 province cinesi, la misteriosa Città Proibita, l’inaccessibile cuore di Pechino, ed infine lo straordinario esercito di terracotta, un insieme di fanti, cavalieri ed arcieri costruiti in terracotta e destinati a servire il primo imperatore cinese Qin Shi Huang nell\’Aldilà (in foto).
In Perù, terra di foreste, montagne e deserti, sono nate e vissute alcune delle più misteriose ed affascinanti popolazioni del pianeta: fra queste i Nasca, gli autori delle omonime linee, i Moche, i costruttori di imponenti piramidi a gradoni, i Chachapoyas, i guerrieri delle nubi. Ma i più celebri sono certamente gli Inca, che hanno lasciato alcune delle tracce più straordinarie dal punto di vista archeologico: il centro di Cusco, l’antica capitale del regno inca, composto da edifici mastodontici su cui si sono innestate le costruzioni di epoca spagnola, dando vita ad un ibrido che non ha eguali nel mondo, e naturalmente la cittadella perduta di Machu Picchu. Scoperta da Hiram Bingham nel 1911, questa città di pietra, adagiata sul fondo di un anfiteatro naturale di picchi verdeggianti avvolti nelle nubi, è entrata nel mito e non smette di affascinare i turisti di tutto il mondo: sarà per la sua storia, per l’ampiezza delle costruzioni, per il paesaggio circostante o per l’energia che emana, ma, di fronte a Machu Picchu, anche il più cinico dei viaggiatori non può rimanere indifferente.
L\’affascinante e misterioso Impero Khmer fiorì nella zona dell’attuale Cambogia fra l’800 e il 1400 circa: nessun documento scritto è arrivato fino a noi e tutto ciò che sappiamo di questa straordinaria civiltà è scolpito nelle pietre. Ma quali pietre? Innanzitutto su semplici stele, ma soprattutto su pietre che hanno assunto forma di bassorilievi, incisioni e sculture sulle pareti dei templi: così una visita a Preah Vihear, edificio religioso conteso con la Tailandia, o al delizioso Banteay Srei, riccamente decorato, diventano un’occasione per “leggere” la storia del popolo khmer. Ma è Angkor, con i templi montagna di Angkor Wat, le danzatrici scolpite sulle pareti dei corridoi, i volti giganteschi e sorridenti che guardano dalle cime dei templi del Bayon, gli elefanti che sorreggono la terrazza ad Angkor Thom e le magiche rovine del Ta Phrom, a cui si avvinghiano le radici degli alberi, a narrare la storia più bella e misteriosa: un racconto da leggere tra le fessure della pietra, cullati dalle voci dei monaci in preghiera.
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