Lacan dichiara che «la sola cosa di cui si possa essere colpevoli è di aver ceduto sul proprio desiderio». È questo il grande peccato dell’uomo: rinunciare a essere se stesso e quindi a non essere protagonista della propria esistenza. Il desiderio investe l’intero sviluppo psichico. Più specificamente, la nostra vita è animata dal desiderio dell’altro e di essere dall’altro desiderati e quindi riconosciuti e stimati. E ciò, evidentemente, comporta un conflitto inevitabile. Lo si vede molto bene nella relazione di coppia.
Il tema centrale del volume “Il desiderio. Respiro della psiche” di Vittorio Luigi Castellazzi, edito da Magi Roma, riguarda l’eclissi, se non addirittura la morte del desiderio. Non c’è desiderio senza la legge. Ebbene, rispetto al disagio della civiltà, descritto da Freud, fondato sulla modulazione e la repressione delle pulsioni, attualmente si sta facendo strada un nuovo disagio fondato sull’imperativo categorico del godi tutto e subito. Tutto ciò è dovuto all’evaporazione della legge del padre con il conseguente declino dell’Edipo, per cui l’individuo non viene aiutato a separarsi dalla figura materna e quindi ad andare oltre il principio di piacere. Ma, mancando il conflitto tra il desiderio e il divieto, lo sbocco finale è il godimento che Lacan definisce: «Ciò che non serve a niente».
Ecco il nuovo disagio della civiltà. Sta venendo meno il riconoscimento del principio di realtà fatto di regole, di divieti, di sacrifici, di rimandi del soddisfacimento del desiderio, di punizioni, di senso di colpa e di responsabilità nei confronti degli altri e della società in genere. Tende invece a prevalere il principio di piacere, segnato dal misconoscimento della legge e quindi del limite.
Ciò che conta è il godimento egocentrico, narcisistico, solipsistico. L’altro è cercato e amato solo se funzionale a sé. Se questo non avviene, aumenta l’ansia, a cui si cerca di fare fronte evitando ogni coinvolgimento emotivo nei confronti del mondo esterno. Si privilegiano piuttosto i contatti virtuali, consegnandosi così a un tragico isolamento che rende lontani dalla vita reale. Conseguentemente, sta prendendo piede l’idealizzazione, in cui la realtà viene mortificata a spese di un immaginario che non regge il confronto con l’altro. Si è chiaramente di fronte a veri e propri disturbi psicotici.
Il labirinto virtuale quotidiano che lascia spazio a un tessuto drammatico di legami in crisi, apre il varco a nuove configurazioni psicopatologiche, tutte caratterizzate da un unico comun denominatore, quello di una dipendenza patologica: l’anoressia, la bulimia, l’alcolismo, la tossicomania, il sesso compulsivo, la ludopatia, l’attaccamento a Internet, l’accumulo ossessivo di gadget che non servono a nulla. Si rincorrono in modo maniacale oggetti inumani, morti, feticci, che conducono a esperienze catastrofiche. Al principio di realtà, che ha garantito per secoli la convivenza sociale, segue dunque la fissazione al principio di piacere, che ha come conseguenza la vanificazione di relazioni sociali costruttive.
Il desiderio sano è fondato sull’attesa. Il godimento ricerca invece la soddisfazione immediata del piacere. Non tollera la mancanza. È quanto si sta registrando nell’attuale clima socio-culturale, dove non si verifica, certo, la dilazione del soddisfacimento del desiderio. Ciò rende impossibile qualsiasi sguardo al futuro e quindi qualsiasi progettualità. Tutto deve compiersi all’insegna del presente. Possiamo dire, a ragione, che oggi siamo schiavi del presentismo. Ecco allora apparire sulla scena la cultura dell’illimitato, dell’eccesso e dei limiti estremi che ha come obiettivo il rifiuto della legge simbolica della castrazione. Del volume, non sono da trascurare qui le riflessioni che l’Autore fa relativamente alla manipolazione del desiderio (la pubblicità), alla sua resa (il conformismo), alla sua alienazione, al suo annullamento (il nirvana).
Gli ultimi due capitoli sono dedicati al desiderio dello psicoanalista e alla psicoterapia intesa come luogo privilegiato per la conoscenza dei percorsi inconsci del desiderio che, se smarrito e soffocato, può finalmente rinascere, aprendo i pazienti a una nuova vita.
Chiara Bille
[Note sull’autore: Vittorio Luigi Castellazzi, psicologo clinico, psicoterapeuta e psicoanalista. Per quarant’anni, è stato docente di Tecniche psicodiagnostiche proiettive e diagnosi della personalità e di Psicopatologia dell’infanzia e dell’adolescenza in diverse Università romane. Ha pubblicato svariati volumi presso le Editrici Las e Magi.]
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