Ogni deserto è diverso: ci sono i deserti dalle grandi dune sabbiose, deserti rocciosi, quelli rossi e quelli grigi, quelli polverosi e quelli punteggiati di acacie, quelli freddi e quelli caldissimi. Ciascuno ha una sua peculiarità e un fascino tutto particolare, ma tutti sono accomunati da un fattore: il forte vento che batte queste lande desolate, che sposta le dune e modella le rocce fino a renderle polvere. I 9 milioni di km quadrati del Sahara, il più vasto deserto caldo del mondo, si estendono dal Marocco al Sudan, passando per Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Mauritania, Mali, Niger e Ciad: un autentico mare di sabbia che unisce – e divide – culture e popoli molto diversi fra loro. Kel 12 vi porta alla scoperta dei deserti dell’Algeria, della Mauritania e del Ciad: lasciate a casa il trolley.
L’avventura di Kel 12 è partita qui, dall’Algeria, un paese sterminato, dove il deserto assume tante forme diverse: ci sono le grandi dune mobili di Tin Merzugà, che si perdono a vista d’occhio come un mare in tempesta e che si infuocano nella luce arancione del tramonto; ci sono le guglie, gli archi e le pareti rocciose del Tassili, modellate dai venti e istoriate da antichissime popolazioni che vivevano in questi luoghi migliaia di anni fa; infine ci sono le distese piatte, punteggiate di acacie e piccoli arbusti spinosi, che ricordano il suolo lunare. Questa parte di deserto algerino custodisce autentici tesori, un patrimonio di pitture rupestri e dipinti tutelati dall’Unesco che raccontano di un tempo lontano, quando il deserto non era deserto ed era abitato da giraffe, grandi animali erbivori come buoi ed elefanti, da tribù di cacciatori: le pareti millenarie delle grotte e delle falesie hanno conservato intatto questo tesoro, il cui simbolo più celebre è forse l’incisione conosciuta come “la vacca che piange”, un capolavoro di essenzialità risalente al neolitico.
Il viaggio in Ciad si snoda lungo gli uadi, i letti asciutti dei torrenti che, come cicatrici, segnano il territorio: seguendo la direttrice principale, che collega la città di Abeché all’oasi di Fada, si passa del sahel – letteralmente “il bordo del deserto” – al Sahara vero e proprio, dove vivono numerose tribù di nomadi e semi-nomadi, come i Gaeda, i Tama, i Kanembou, i Peul e gli Zagawa. Ma il clou del viaggio si trova senza dubbio nella parte settentrionale del paese, dove sorge il massiccio dell’Ennedi, un vasto altopiano di arenaria, dove si aprono le gole di Archeï: un verdissimo oued si snoda tra torri dalle forme bizzarre fino a trasformarsi in una splendida guelta (in foto), un piccolo lago d’acqua fresca che qui, più che in ogni altro luogo al mondo, è d’importanza cruciale; la presenza di questo laghetto e delle sue acque garantisce infatti la sopravvivenza di alcuni esemplari di coccodrilli, di numerosi tipi di animali e vari esemplari di piante rare, oltre che di numerosi gruppi di nomadi che qui trovano periodicamente rifugio dalle asprezze del deserto. In questa zona si trovano inoltre molti resti di archeologia rupestre, che costituiscono una particolare “eccezione stilistica” nel complesso mosaico dell’intera preistoria sahariana, oltre che una testimonianza concreta del fatto che, migliaia di anni fa, il deserto doveva avere ben altro aspetto da quello che conosciamo oggi.
In Mauritania il Sahara offre immagini che sembrano aver preso vita in un caleidoscopio: dune bianche, gialle e rosa, canyon dove vivono colonie di coccodrilli, laghi attorno a cui gravitano nomadi che praticano la pesca, siti archeologici di epoca neolitica e paleolitica che regalano ai viaggiatori l’emozione di trovare, appena celati dalle sabbie, antichi reperti in pietra e ferro. Ma un viaggio in Mauritania è innanzitutto un viaggio nella memoria di un tempo che non esiste più, una memoria che riaffiora prepotente in uno dei luoghi più magici dell’intero Sahara: le biblioteche di Chinguetti. Proprio a Chinguetti, una delle sette città sacre dell’Islam, è conservato un patrimonio inestimabile di centinaia di volumi antichi e rari, alcuni esemplari di Corano decorati con preziose miniature e diversi testi di eruditi locali: un autentico tesoro che si è salvato dalla distruzione solo grazie all’iniziativa di alcuni studiosi e antropologi, fra cui l’italiano Attilio Gaudio. In Mauritania il deserto riserva ancora una bella sorpresa: andando verso ovest, oltrepassando le dune, si raggiunge finalmente il Parco Nazionale del Banc d’Arguin e quindi l’Oceano.; indescrivibile la meraviglia delle dune che si tuffano nelle onde, in cui nuotano foche, delfini e tartarughe, delle grandi spiagge dove arrivano a svernare gabbiani, cormorani, pellicani, fenicotteri, e dei piccoli villaggi di pescatori Imraguen, stabilitisi in queste zone ormai centinaia di anni fa.
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