Gucci Museo presenta ”Femminilità radicale”

Il Museo Gucci di Firenze sta incentrando la programmazione del suo spazio di arte contemporanea sulla scoperta o riscoperta di lavori di artiste, dagli anni sessanta alla generazione emergente, attraverso una scelta di opere della collezione Pinault.
La mostra “Femminilità Radicale” presenta tre artiste esposte raramente o mai esposte in Italia, le cui opere sono una grande testimonianza di come, alla fine degli anni sessanta – inizio anni settanta, le donne artista fanno del corpo femminile, e del loro corpo, uno strumento di critica e sovversione: l’americana Lee Lozano (1930-1999), la polacca Alina Szapocznikow (1926-1973) e la belga Evelyne Axell (1935-1972). Il curatore è Martin Bethenod, direttore di Palazzo Grassi-Punta della Dogana a Venezia.
Corpo reale, messo in azione in occasione delle performance di Evelyne Axell o dei progetti concettuali che confondono il limite tra l’arte e la vita attraverso gli occhi di Lee Lozano. Corpo frammentato, fatto a pezzi nelle sculture di Alina Szapocznikow, al confine tra arte e arte decorativa. Corpo trasposto nell’astrazione o raffrontato alla banalità dell’universo (maschile) degli oggetti da Lee Lozano. Corpo messo in gioco in un rapporto critico rispetto alla storia dell’arte da Evelyne Axell. Corpo desideroso, ornato dei simboli della seduzione nelle opere di Axell e Szapocznikow. Corpo sofferente, minacciato dall’esclusione, la malattia, la morte, nelle opere di Szapocznicow e Lozano.
È la prima volta in Europa che le opere di queste tre artiste sono raggruppate in un’unica mostra. La singolarità del loro approccio e la radicalità delle loro posizioni le ha portate ognuna a conoscere l’esclusione e l’oblio di questo mondo dell’arte di cui rifiutavano le regole. La loro recente riscoperta, grazie a importanti mostre personali o collettive (come ad esempio “Seductive Seduction, Woman Pop Artists” a Filadelfia e New York nel 2010), oggi le riporta in primo piano in tutta la loro freschezza, potenza e attualità.

(in foto: particolare di Lampe-‐bouche, di Alina Szapocznikow, 1966-1968)

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