Un guardaroba che celebra la libertà d’azione. Fiocchi ampi sulle camicie, anelli scultura, inserti in visone sono alcuni dei tratti distintivi che definiscono un’attitudine, non solo una silhouette. Un’attitudine che risulta ambigua, personale ed istintiva dove i confini tra maschile e femminile si sfumano.
La collezione sente la necessità di intercettare estetiche non conformiste e forme di romanticismo contemporaneo che pulsano vitali negli interstizi degli universi urbani di oggi.
La sfilata va in scena in momento decisamente sensibile per il marchio. La perdita (e uscita anticipata) del Direttore Creativo Frida Giannini, le sfilate dei marchi “colleghi e rivali” che hanno preferito non osare nelle proposte della prossima stagione, il dibattito così vivo (soprattutto a Milano) riguardo all’identità di genere. Gucci, marchio storico ma non vecchio, non teme nessuna di queste dinamiche e riesce a sorprendere piacevolmente tutti conquistando gli scettici, facendo innamorare gli affezionati al brand e attirando coloro che non lo consideravano abbastanza moderno.
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